Chions
Le brutte notizie corrono in fretta e già nelle prime ore
di ieri mattina molte persone, non solo a Taiedo, sapevano
della scomparsa di Gabriele Botosso. Il trentaduenne, che
lascia la moglie Stefania, il figlio Samuel di 14 mesi, due
fratelli, una sorella e diversi parenti a San Donà di Piave,
si è reso protagonista di una storia unica. Gli 800 abitanti
del paese, e molti altri della zona, avevano voluto dargli una
mano per combattere sino in fondo la sua battaglia per la
vita.
Il cancro si era manifestato meno di 15 mesi fa. Una
diagnosi terribile, poiché la malattia aveva colpito anche
fegato e polmoni. All'ospedale di Pordenone si erano adoperati
con tutti i mezzi per farlo guarire. La chemio aveva fermato
le cellule maligne nei polmoni, ma il fegato continuava a non
reagire alle cure. In ospedale Gabriele aveva conosciuto tre
giovani infermiere, che dopo le dimissioni, si erano
volontariamente rese disponibili per le cure a domicilio. Sono
stati i suoi tre "angeli": con la loro presenza lo hanno
risollevato e spinto a trovare in se stesso la fiducia per
guarire.
Poi aveva scoperto che in America si stanno sperimentando
terapie innovative, che offrono buoni risultati in certi tipi
di tumore. Il contatto telefonico con i medici della Staten
Island di New York lo aveva convinto a intraprendere un
viaggio della speranza, per sottoporsi alla radiochirurgia.
Così era partito da Taiedo il 9 dicembre. A New York lo aveva
aiutato anche la Famee Furlane, grazie al presidente Marcello
Filippi. A Natale, Gabriele e suo zio erano stati ospiti di
una donna originaria di San Daniele del Friuli, che vive negli
States da oltre mezzo secolo. Durante la sua permanenza in
America era partita una gara di solidarietà orchestrata dai
suoi più cari amici, dagli abitanti di Taiedo, dalla
parrocchia, da tanta gente di Chions (ma anche di altri paesi)
e dall'azienda Fantin di Bannia. Ieri, poco dopo le 4, è morto
all'ospedale di Pordenone. Gli effetti di un'embolia polmonare
gli hanno causato il blocco delle funzioni vitali.
Lascia una grande eredità morale: aver reso pubblica la sua
malattia al solo scopo di aiutare gli altri. Domani alle 15,
nel salone parrocchiale di Taiedo, il rito funebre di congedo.
Rosella Liut